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Immagine del redattoreAndrea Mastroberti

Addio alla plastica monouso: lo stop anche in Italia.


Anche l’Italia, grazie alle sollecitazioni poste dall’Unione Europea, finalmente compie un importante passo in avanti sul tema della sostenibilità ambientale: da venerdì 14 gennaio sarà vietato l’utilizzo di articoli in plastica monouso e derivati che non siano biodegradabili e/o compostabili.


Tanta plastica, poco riciclaggio


Si stima che l’Europa produca un’enorme quantità di plastica ogni anno, circa 58 milioni di tonnellate. Questa viene utilizzata per imballaggi (40%), beni di consumo e articoli casalinghi (22%), edilizia e costruzioni (20%), automobili e autocarri (9%) apparecchiature elettriche o elettroniche (6%) e agricoltura (3%). Ma solo il 30% dei rifiuti plastici viene riciclato. Un dato molto basso che è stato la base di partenza per la formulazione e l’approvazione di questa legge: proprio perché nella catena di smaltimento dei rifiuti vi è una percentuale molto bassa di riciclaggio della plastica, spesso si tende ad accumulare questo materiale in discariche o comunque in natura, aumentando l'inquinamento. La norma quindi si pone come obbiettivo il contrasto ai danni causati dalla plastica inquinante per l’ambiente, e un maggiore riciclo di oggetti fabbricati in plastica.


Cosa prevede la norma?


Nel dettaglio, la normativa impone lo stop a piatti, posate, bicchieri, cannucce e cotton-fioc, ma saranno vietati anche i palloncini e relativi bastoncini. L’elenco degli oggetti banditi è molto lungo, vi sono anche borse di plastica, contenitori per bevande con capacità fino a tre litri (compresi tappi e coperchi); attrezzi da pesca (per evitare che alcune componenti finiscano in mare), tazze e contenitori per bevande in polistirolo espanso; packaging alimentare; bottiglie per bevande con capacità fino a tre litri ed altro ancora. Rimane comunque la possibilità di esaurire le scorte, per delle comprovate esigenze, anche logistiche e di rifornimento, delle aziende produttrici e dei fornitori della plastica. Sono esclusi dallo stop tutti quei prodotti che sono realizzati in plastica biodegradabile al 100% o da materiale compostabile almeno al 40%, ma anche prodotti per i quali ad oggi non esistono alternative alla plastica.





Gli incentivi e le multe per cambiare rotta


Per incentivare l’utilizzo di prodotti alternativi a quelli in plastica monouso, alle imprese che fanno uso di piatti e tazze riutilizzabili, realizzate in materiale biodegradabile o compostabile, viene riconosciuto un credito d’imposta di tre milioni di euro l’anno fino al 2024. Guai a trasgredire la norma! Meno plastica ma anche multe molto salate per i furbetti. La disposizione normativa, anzitutto, prevede l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 2.500 euro a 25.000 euro per «l’immissione sul mercato o la messa a disposizione di prodotti in violazione di quanto previsto dall’art. 5, comma 1».


Un passo in avanti nella giusta direzione


Una svolta che si attendeva da tempo, nel solco della tutela della flora e della fauna terrestre, una boccata d’ossigeno per gli oceani e le specie marine che li popolano, e non solo. Gli animali hanno pagato il prezzo più duro della produzione sfrenata di plastiche: abbiamo tutti in mente le fotografie delle tartarughe con addosso i sacchetti. Tonnellate di plastica in meno ogni anno, per un mondo più pulito e più salubre. Il primo passo è stato fatto, ma c’è ancora tanto lavoro da compiere. A partire dalla riconversione degli impianti di produzione della plastica, che con incentivi governativi appositi potrebbero diventare industrie green per la realizzazione di prodotti biodegradabili.


Fonte: DLGS 196 del 30/11/2021, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.

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